Recenti studi scientifici hanno suggerito che il CBD può essere utile per ridurre il dolore cronico grazie alla sua influenza sull'attività dei recettori endocannabinoidi, alla riduzione dell'infiammazione e all'interazione con i neurotrasmettitori.

Studi clinici invece hanno indicato che il CBD può essere utile per alcuni tipi di dolore, come il dolore nervoso e il mal di schiena, se usato da solo.

Molti articoli suggeriscono o consigliano l'uso del CBD per alleviare i sintomi del dolore o di altre condizioni lievi.

Ma per comprendere il motivo di questi potenziali effetti benefici, è essenziale esaminare come il CBD agisce sul sistema endocannabinoide e come i composti della cannabis producono i loro effetti.

Che cos'è il sistema endocannabinoide?

Negli anni '70, il ricercatore israeliano Raphael Mechoulam ha identificato il sistema endocannabinoide - una complessa rete di neurotrasmettitori e recettori - che ha rivoluzionato la nostra comprensione della fisiologia umana. Gli endocannabinoidi sono composti endogeni che interagiscono con gli stessi recettori presenti nella cannabis.

Questo sistema biologico, noto come Sistema Endocannabinoide (ECS), è composto da neurotrasmettitori che si legano ai recettori dei cannabinoidi situati nel sistema nervoso centrale e periferico.

Il ruolo principale dell'ECS è la neuromodulazione meglio conosciuto come meccanismo di regolazione controllando i livelli e l'attività di altri neurotrasmettitori, che può portare a cambiamenti nelle funzioni fisiologiche e nel comportamento dei tessuti del corpo.

Per attivare questi recettori, il nostro corpo produce endocannabinoidi, molecole che hanno una somiglianza strutturale con quelle presenti nella pianta di cannabis. Il primo endocannabinoide scoperto è stato chiamato anandamide, che deriva dalla parola sanscrita che significa "beatitudine". 

I neurotrasmettitori endocannabinoidi

Gli endocannabinoidi, neurotrasmettitori naturali a base lipidica, sono molecole responsabili di numerose funzioni corporee e semplicemente sono i messaggeri chimici nel corpo che inviano segnali tra le cellule nervose, quindi la comunicazione tra corpo e cervello.

Sono importanti da capire perché sono molecole presenti già nel nostro organismo, che registrano i cambiamenti delle condizioni esterne e attivano i recettori, per inviare segnali alle cellule per indurre una risposta.

Essi sono prodotti in risposta a stimoli fisiologici quali dolore, lesioni, infiammazioni e malattie. Sono inoltre coinvolti nel mantenimento dell'omeostasi.

L'anandamide (AEA) e il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG) sono due endocannabinoidi che interagiscono con i recettori CB1, CB2 e altri recettori e possono agire sulla superficie cellulare o all'interno della cellula, a seconda della posizione del recettore.

L'anandamide (AEA) è il ligando endogeno primario per il recettore CB1 e presenta una selettività come agonista parziale.

D'altro canto, il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG) è il ligando endogeno primario per il recettore CB2 e funziona come agonista completo con moderata affinità sia per il CB1 che per il CB2.

Recettori endocannabinoidi

I recettori endocannabinoidi sono ampiamente distribuiti nel sistema nervoso centrale (SNC), nei nervi periferici, nelle cellule immunitarie e in vari tessuti dell'organismo. Questi recettori possono essere classificati come recettori accoppiati a proteine G (GPR), canali ionici ligandi e recettori nucleari.

I due recettori più comuni sono CB1 e CB2, entrambi accoppiati a GPR.

Recettori CB1

Il CB1 è un recettore legato a proteine ampiamente distribuito, presente:

  • nel Sistema Nervoso Centrale,
  • nelle cellule adipose,
  • nelle cellule epatiche,
  • nei tessuti muscoloscheletrici,
  • nel tratto gastrointestinale,
  • nei tessuti cardiovascolari,
  • nei nervi periferici,
  • nelle cellule immunitarie
  • nell'apparato riproduttivo.

Ciò dimostra l'importanza del sistema endocannabinoide nelle funzioni di regolare le funzioni cellulari e del metabolismo.

Il CB1 ha un effetto inibitorio (in termini scientifici, un effetto inibitorio è la prevenzione o la diminuzione della velocità di una reazione chimica, oppure la limitazione o il blocco dell'azione o della funzione di un enzima o di un organo) su una serie di sistemi di neurotrasmissione, compresi quelli dopaminergici, glutaminergici e serotoninergici, nonché su neurotrasmettitori come l'acido γ-aminobutirrico, la noradrenalina e l'acetilcolina.

Di conseguenza, i recettori CB1 sono coinvolti nella regolazione dell'umore, della cognizione, del dolore e dell'infiammazione, dell'appetito e della nausea. Inoltre, i recettori CB1 sono responsabili degli effetti psicoattivi del ∅-9-tetraidrocannabinolo (THC), il principio attivo della marijuana.

Recettori CB2

I recettori CB2 sono ampiamente distribuiti nel sistema immunitario e in altri tessuti e organi dell'organismo, con un'alta prevalenza di espressione sui linfociti T e B e sui macrofagi, oltre che sulle cellule di milza, fegato, reni e pelle.

L'espressione del recettore CB2 nei tessuti immunitari suggerisce un potenziale ruolo immunomodulatore del sistema endocannabinoide.

Studi su modelli cellulari e animali di malattie infiammatorie hanno dimostrato che il recettore CB2 può regolare le funzioni delle cellule immunitarie. Inoltre, è stato osservato che i topi con una mancanza del recettore CB2 presentano un fenotipo infiammatorio esacerbato, il che indica che la modulazione della segnalazione CB2 può essere un approccio promettente per il trattamento di varie condizioni infiammatorie.

In sintesi le differenza tra CB1 e CB2

CB1 e CB2 sono i due recettori dei cannabinoidi più studiati, anche se ne esistono altri. Questi recettori sono presenti in tutto il corpo, ma le loro concentrazioni variano: i recettori CB1 si trovano in alte concentrazioni nel cervello, nel sistema nervoso centrale e nei polmoni, mentre i recettori CB2 si trovano maggiormente nel sistema immunitario.

L'attivazione di questi due tipi di recettori sembra avere funzioni regolatorie diverse.

I recettori CB1 sono noti per essere coinvolti nella regolazione di una serie di funzioni omeostatiche, come il sonno, l'appetito, la memoria, l'umore e l'esperienza sensoriale, tra le altre. I recettori CB2, invece, sono ritenuti coinvolti nella segnalazione immunitaria e infiammatoria. Inoltre, i recettori CB1 e CB2 hanno strutture diverse, che influenzano il modo in cui i cannabinoidi interagiscono con loro.

Per esempio, il THC si lega fortemente ai recettori CB1 ma debolmente ai recettori CB2.

Ci sono altri tipi di recettori nell'ECS?

Si, diciamo che i recettori CB1 e CB2 sono i più studiati e allo stesso tempo i più conosciuti. Ma esistono numerosi altri recettori che interagiscono con i cannabinoidi endogeni ed esogeni.

Tra questi vi sono GPR18, GPR15 e GPR119, oltre a canali ionici legati ai ligandi come i recettori transienti del potenziale vanilloide di tipo 1, i recettori della serotonina e della glicina.

Inoltre, i recettori nucleari come i recettori alfa e gamma attivati dai perossisomi proliferatori sono coinvolti nella neuroprotezione del SNC.

Gli enzimi

Altro elemento che compone il sistema endocannabinoide sono gli enzimi e consentono la comunicazione, meglio ancora una reazione chimica, tra cannabinoidi e recettori endocannabinoidi.

Gli enzimi sono sono sostanze di natura proteica prodotte dalle cellule che aiutano il nostro corpo a scomporre le sostanze esterne che ingeriamo attraverso il fegato e hanno un ruolo essenziale nel metabolismo, in quanto consentono agli organismi di svolgere le reazioni chimiche desiderate a una velocità che non sarebbe possibile senza di essi. 

Agendo come catalizzatori, gli enzimi permettono alle reazioni di avvenire molto più velocemente e assicurano che gli endocannabinoidi vengano utilizzati e che vengano scomposti una volta non più necessari

Ecco che è importante considerare le potenziali interazioni tra il CBD e altri farmaci quando vengono assunti in concomitanza. Poiché la possibile interazione tra fitocannabinoidi, come il CBD, e i farmaci è attribuito al coinvolgimento degli stessi enzimi epatici  della famiglia dei citocromi P-450 principalmente dalle enzimi CYP2C9, CYP2C19 e CYP3A4 nei rispettivi processi di metabolizzazione. Queste interazioni possono provocare effetti collaterali, per questo si consiglia sempre di consultare il proprio medico quando si assume CBD in contemporanea con farmaci che vengo assunti sotto prescrizione medica. 

Tuttavia, le implicazioni cliniche di queste interazioni rimangono poco chiare. 

I fitocannabinoide THC e CBD

I fitocannabinoidi di origine vegetale interagiscono con i recettori endocannabinoidi dell'organismo. Ad oggi, dalla cannabis sono stati estratti circa un centinaio di fitocannabinoidi, ognuno dei quali ha un'affinità distinta per i recettori endocannabinoidi. 

È stato riscontrato che alcuni fitocannabinoidi hanno effetti fisiologici significativi, il che ha stimolato un'ampia ricerca medica. La nostra attenzione si concentra sui principali fitocannabinoidi THC e CBD.

THC

Il tetraidrocannabinolo (THC) è un fitocannabinoide ampiamente riconosciuto e studiato. È un agonista parziale dei recettori CB1 e CB2 e presenta proprietà simili all'anandamide. 

L'affinità di legame del THC con i recettori CB1 è la causa dei suoi effetti psicotropi. Sono stati suggeriti i potenziali benefici medici del THC nell'uomo e negli animali, anche se pochi sono stati studiati a sufficienza per essere provati in modo definitivo. È stato dimostrato che il THC è efficace nella gestione del dolore cronico, in particolare quello neuropatico. La ricerca preclinica ha anche indicato che il THC può essere utile nel trattamento della nausea e del vomito, del cancro, nel controllo della pressione intraoculare nel glaucoma e nella regolazione della sensibilità all'insulina. 

I rapporti provenienti dalla medicina umana e veterinaria suggeriscono che il THC ha un campo di applicazione medica più ampio di quello attualmente riconosciuto. Tuttavia, la mancanza di ricerche approfondite sui farmaci contenenti THC è dovuta principalmente alle restrizioni legali. Il THC non causa depressione respiratoria e non ha una dose letale nota del 50%, anche a dosi di 3.000 mg/kg nei cani. 

Tuttavia, l'atassia statica può essere un segno di tossicità da THC e può richiedere un intervento medico. In casi estremi, gli animali sono morti per polmonite da aspirazione e sepsi secondaria a causa dell'ingestione accidentale di prodotti ad alto dosaggio destinati all'uomo o della somministrazione impropria di cannabis. 

Gli animali che si sospetta abbiano ingerito dosi potenzialmente tossiche di THC devono ricevere assistenza medica immediata, compresa la decontaminazione e le cure di supporto necessarie.

CBD

Il cannabidiolo (CBD) è diventato un argomento di discussione popolare per quanto riguarda l'uso della cannabis terapeutica. Ha una moderata affinità di legame con i recettori CB1 e CB2, oltre alla capacità di modulare il sistema endocannabinoide (ECS) legandosi alle proteine che legano gli acidi grassi, aumentando potenzialmente l'attività dell'anandamide.

Studi specifici per i veterinari hanno dimostrato che il CBD è generalmente sicuro per l'uso in cani e gatti, sebbene alcuni animali abbiano riportato livelli elevati di fosfatasi alcalina. Inoltre, è risultato efficace nel trattamento dell'osteoartrite nei cani alla dose di 2 mg/kg q12h e ha avuto un effetto positivo sulla frequenza delle crisi nei cani affetti da epilessia alla dose di 2,5 mg/kg q12h. 

Sono in corso ulteriori ricerche per valutare le potenziali applicazioni del CBD, come il suo potenziale nel trattamento del cancro, dell'infiammazione, dell'ansia e nella riduzione della resistenza all'insulina.

Altri fitocannabinoidi

Oltre al THC e al CBD, numerosi altri fitocannabinoidi mostrano un potenziale uso medicinale. Sebbene una discussione completa di questi cannabinoidi esuli dallo scopo di questo articolo, è importante notare che i fitocannabinoidi come gli acidi cannabinoidi (ad esempio, acido tetraidrocannabinolico, acido cannabidiolico, acido cannabigerolico) e altri cannabinoidi (ad esempio, tetraidrocannabivarina, cannabicromene, cannabigerolo, cannabinolo) sono comunemente presenti negli estratti di cannabis e, secondo studi preclinici e in vitro, possono avere notevoli vantaggi terapeutici.

Anche i composti di una classe diversa, noti come terpeni, hanno potenziali benefici e, in alcuni casi, possono interagire sinergicamente con i cannabinoidi attraverso il cosiddetto effetto entourage. 

Sono in corso ricerche per valutare le attività antinfiammatorie, antineoplastiche, antiepilettiche e altre attività che potrebbero renderli utili quanto il THC e il CBD nel futuro della medicina cannabinoide.

Alcune riflessioni conclusive

La comunità scientifica e il pubblico hanno mostrato uno straordinario interesse per le applicazioni mediche della cannabis. Con il progredire delle leggi che consentono alla settore medico di includere la cannabis nei piani terapeutici, questo porta un crescente impulso alla ricerca clinica.

Anche se resta ancora molto da scoprire sulle complessità di questa pianta e sulla sua interazione con l'ECS, è dimostrato che la cannabis presenta vantaggi terapeutici in medicina.

Sebbene sia stato scientificamente accertato che solo l'osteoartrite e le crisi epilettiche traggano beneficio dall'uso della cannabis, ci sono numerose segnalazioni aneddotiche che indicano l'utilità della cannabis per diminuire altre problematiche come l'ansia, i problemi gastrointestinali, il dolore (ad eccezione dell'osteoartrite) e per fornire cure palliative ai pazienti oncologici.

Per garantire un uso sicuro ed efficace della cannabis nell'uomo e negli animali, tutti coloro che voglio assumere i principi attivi della cannabis devono acquisire conoscenze sul sistema endocannabinoide e sulla somministrazione della cannabis.

Purtroppo, le questioni legali rendono difficile l'accesso alle informazioni, costringendo molti utenti a cercare consigli medici sull'argomento su Internet, nei negozi di animali o nei dispensari di cannabis.

Poiché la cannabis medica e/o ricreativa è legale in più di 30 Stati e i prodotti a base di CBD a base di canapa vengono commercializzati in Europa, è chiaro che non si tratta di una tendenza passeggera.

Sebbene siano auspicabili ulteriori ricerche, è essenziale comunque riuscire ad avere sempre più facile accesso a queste informazioni per poter dare la possibilità alla gente interessata di istruirsi, al fine di garantire la sicurezza degli utenti e di rispondere alle loro preoccupazioni.